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A Empedocle risale anche la dottrina dei quattro elementi, ossia terra, acqua, aria e fuoco. Egli li definisce le «quattro radici di tutte le cose». Ippocrate l'applicò al microcosmo con la sua teoria dei quattro umori, mentre Aristotele la modificò in modo rilevante nel IV secolo a.C. Egli ricondusse tutti gli elementi a una comune materia originaria, la proté hyle o Prima materia. Gli alchimisti la definivano anche come «caos nostro» o «massa oscura», derivante dalla caduta di Lucifero e di Adamo. Sublimarla e trasformarla nel lapis significava nientemeno che riportare la Creazione caduta in disgrazia al suo stato paradisiaco originario. L'impegno principale di ogni alchimista, il suo segreto particolare celato dietro appellativi fittizi, era quello di trovare la materia essenziale al compimento di quest'Opera. D'altro canto, i detti enigmatici sostengono che non esiste impresa più semplice; infatti, la materia in questione sarebbe presente in ogni elemento, persino nella polvere della strada, e ciò che in realtà è la cosa più preziosa del mondo - come il Cristo - all'ignorante pare «la più misera delle cose terrene». In base alle teorie di Aristotele, la Prima materia si associa alle quattro qualità di secco, freddo, umido e caldo, e così si sviluppa nei quattro elementi. Egli ritiene che alterando queste quattro qualità sia possibile modificare anche le composizioni elementari delle sostanze, al fine di trasmutarle. Secondo tale concezione, il lavoro dell'alchimista consiste solo nella «conversione (rotatio) degli elementi» : «[...] La materia della pietra passa da una natura all'altra, gli elementi vengono a poco a poco estratti e, a fasi alterne, ognuno si impone sull'altro [...] finché non vengono tutti spinti verso il basso, dove rimangono a giacere». Secondo una legge attribuita a Pitagora, il numero quattro definisce lo spettro di tutte le possibilità terrene. II quinto elemento aristotelico, la sottile quintessenza, si trova dunque solo nel superiore cielo di fuoco divino. Obiettivo degli alchimisti era quello di portarlo sulla Terra per mezzo di ripetute «rotazioni», a prescindere che ciò avvenisse distillando lo spiritus, ovvero l'alcol, o immaginando la luce divina nel sale. Per raggiungere tale scopo è necessario oltrepassare l'estrema periferia del mondo inferiore, l'anello di Saturno, che separa la Terra dal Paradiso. Superare Saturno, che corrisponde a Crono, dio del tempo greco, significa varcare il confine dell'effimero tempo lineare per varcare la soglia dell'aureo tempo dell'eterna giovinezza nella divina circolarità. Questo sogno avrebbe dovuto essere realizzato attraverso l'elisir dell'eterna giovinezza, ossia «l'oro potabile», la cui nozione era presumibilmente giunta in Arabia dalla Cina e dall'India all'inizío del periodo medievale. Già il documento alchimistico più antico, dal titolo programmatico Physika kai Mystika (Cose naturali e segrete) suddivide I'Opus Magnum in quattro fasi, a seconda delle diverse colorazioni: nero(nigredo), bianco (albedo), giallo (citrinitas) e rosso (rubedo). Salvo irrilevanti modifiche, tale ripartizione rimase invariata per tutta la storia dell'alchimia. Successivamente, furono introdotte ulteriori suddivisioni, in forte contrasto tra loro, ispirate al numero dei metalli-pianeti o alle dodici stazioni dello zodiaco elencate nelle seguenti fasi: 1. calcinatio: ossidazione - Ariete; 2. congelatio: cristalliz-zazione - Toro; 3. fixatio: solidificazione - Gemelli; 4. solutio: soluzione, fusione - Cancro; 5. digestio: digestione, divisione -Leone; 6. distillatio: separazione del solido dal liquido - Vergine; 7. sublimatio: sublimazione - Bilancia; 8. separatio: separazione -Scorpione; 9. ceratio: solidificazione in uno stato ceroso - Sagitta-rio; l0. fermentatio: fermentazione - Capricorno; 11. multipicatio: moltiplicazione - Acquario; 12. projectio: spolverizzazione del lapis sui metalli comuni - Pesci. Tale scritto alchimistico del I-II secolo a.C. fu pubblicato da un seguace di Democrito e spacciato per un'opera del maestro. Lo stesso Democrito riconduceva tutti i fenomeni percepibili a livello sensoriale, anche i colori, al movimento e alle mutevoli costellazioni di minuscole particelle prive di qualità, che egli definiva atomi, «indivisibili». Secondo il filosofo greco, tale realtà atomica celata dietro un ingannevole mondo delle apparenze è incommensurabil-mente profonda. Una ricostruzione della storia dell'alchimia pratica potrebbe cominciare proprio con Democrito, atomista mistico e non alchimista, e potrebbe concludersi con gli atomisti non alchimisti del XX secolo che, a duecento anni dalla negazione di ogni dignità scientifica all'arte ermetica, e malgrado notevoli sforzi infruttuosi, non sono ancora riusciti a realizzare la trasmutazione elementare per mezzo della fusione dei nuclei atomici.